Senz’ombra di
dubbio una delle più belle capitali che abbia mai visitato fino ad ora, Lisbona
è una città tendenzialmente povera ma artisticamente ricchissima. Varie sono le
influenze che storicamente hanno lasciato il segno del loro passaggio
sull’architettura dei quartieri, molto differenti l’uno dall’altro, dettaglio
che rende la città molto variegata e appagante. Si può notare parecchia
immigrazione asiatica, mediorientale e nordafricana per via del vicino Marocco.
Purtroppo l’inglese è bagaglio di nicchia e viene frequentemente incompreso, il
che rende più difficile ottenere informazioni sulla città.. se parlate spagnolo
e portoghese partite avantaggiati, altrimenti sperate nella buona sorte. Merita
particolare attenzione il fatto che non circolano camion, il che lascia
presagire che il settore secondario è pressochè nullo e l’economia della città
sia sorretta quasi unicamente sul turismo.. motivo per cui i prezzi offerti dalle
attività commerciali sono tutt’altro che abbordabili, salvo casi eccezionali,
ma bisogna avere occhio e tempo (e un pizzico di fortuna) nel trovare il buon
affare. Prestare attenzione a ristoranti, tavernette e ambulanti che vendono
prodotti tipici locali.. sono tendenzialmente imbroglioni e cercano sempre di
gonfiare il prezzo con la scusante della scarsa comprensione della lingua
inglese. Farsi sempre consegnare un listino e osservare con attenzione i prezzi
dei prodotti/alimenti. Non esitate a trattare..siete in una città che è
storicamente un porto di mare, la trattativa è cosa comune tra i portoghesi per
cui potreste anche strappare un buon prezzo.
La città è
veramente vasta, spazia dai quartieri arroccati di Baixa e Mouraria fino ai
grandi spazi verdi e areati di Belèm che affiacciano sull’oceano.. si passa
dalla modernità avvenieristica di centri come Beirolas sino alla rusticità di
zone antiche e ghetti come Chiado e Bairro Alto, o le vie “ghetto” di Graca e
Alfana.
Giorno 1 –
L’arrivo
Non c’è comodità
maggiore che una rete metropolitana che collega l’aereoporto alla città, e
questo fa immediatamente guadagnare un punto alla capitale; altro punto lo
guadagna sia sulla puntualità dei treni che sul decoro delle stazioni, pulite e
variopinte. Le carrozze non hanno un velo di sporco e i posti a sedere sono
confortevoli, senza imbrattature, tagli, incisioni e altri segni di degrado.
Guardare per credere!
La rete
metropolitana italiana (almeno, quella milanese), in confronto, sembra un
bunker dell’ultima guerra sopravvissuto ai bombardamenti.
Consigliatissima
la LisboaCard: vi permette di usufruire gratuitamente di tutti i mezzi pubblici
per un arco di tempo predefinito, scontistiche che variano dal 15% al 50% sui
musei a pagamento (sì, buona parte dei musei sono GRATUITI!) e particolari
scontistiche sulla merce venduta in circa 200 negozi sparsi per la città. 31,50
euro per la durata di 48 h. Per tutti i dettagli consultate: http://www.visitlisboa.com/LisboaCard_IT.aspx
Un’alternativa è la TravelCard: come la LisboaCard ma riservata unicamente ai
mezzi, e ricaricabile alle biglietterie automatiche con monete, banconote e
carte prepagate/bancomat. I circuiti non vengono sempre letti, quindi tenetevi
sempre la vostra scorta di moneta sonante per evitare di restare a piedi. La TC
ha un costo leggermente inferiore della LB, ma tenete in considerazione che un
biglietto quotidiano costa 5,50 Euro, le singole corse costano all’incirca come
Milano (1,40 Euro) quindi già facendo una tessera avete un piccolo risparmio,
se aggiungete la possibilità di avere una tessera che è un “lasciapassare” a
qualsiasi servizio..capirete che il gioco vale la candela!
Il nostro pernottamento si trova nei
pressi della stazione di Anjos. Doveva essere un hotel 3 stelle ma, per un
disguido di natura ignota ad opera dell’albergo, alla richiesta della camera
siamo stati immediatamente invitati ad un’altra camera.. in un altro albergo!
Devo dire che abbiamo fatto l’affare.. essendo passati da un 3 ad un 5 stelle
da 350 euro a notte (Hotel Tzar). Dal momento che l’eventuale conguaglio era a
carico dell’albergo precedente.. sorriso a 32 denti nel constatare un alloggio
di questo livello:
Tra barbonaggio
diffuso e pornazzi sventolati ai 4 venti come fossero foulard, ci si avvia alla
vicina piazza di Martin Moniz, il capolinea della storica 28. Essendo un mezzo
di spostamento per la quotidiana routine dei cittadini, oltre che un
intrattenimento caratteristico per i turisti, la coda per salire sul tram è
chilometrica e le corse, purtroppo, sono molto sporadiche, ma il tour
panoramico che offre l’intera corsa vale tutta la pazienza impiegata per
attendere in coda.
Ci si avvia a
Chiado, un’area commerciale di alto livello scopiazzata dalle grandi vie della
moda delle capitali europee. Qui il caratteristico si disperde diluendosi con
griffe internazionali di abbigliamento, il problema è che in mezzo a tutta
questa bolgia di colori e lusso non si sa dove mangiare un piatto tipico a
prezzi ragionevoli! Stremati dalla fame, optiamo per un pranzo “tipicamente
lisbonese” (Uova fritte su fetta di hamburger, pallina di riso al burro, 2
foglie di lattuga e pomodori su un letto di patate fritte) ad una tendopoli di
un indiano cortese quanto pretenzioso. E’ d’abitudine lasciare una mancia in
queste zone. Consiglio? Non datela. Le attese sono lunghe e il servizio
disorganizzato.
Se volete il nome
della locanda: Irmas & Filhos-Act Hot Restaurant, in Rua de Santa Justa 86.
E’ proprio nella via di fronte all’elevador. A tal proposito, se avete 2 ore da
buttare potete mettervi in coda per l’Elevador De Santa Justa, curiosa
struttura metallica neogotica risalente a fine ‘800, opera d’autore senz’altro
influenzato da Gustave Eiffel (quando la vedrete, capirete perché!).
L’ascensore centenario vi porterà fino alla Rua do Carmo, una “via” sospesa in
aria che collega ad una terrazza su cui potrete gustarvi la veduta sul
tracciato a scacchiera della Baixa. Altrimenti proseguite per il quadrilatero
di Rua do Norte, Travessa da Queimada, Rua da Atalaia e do Loreto che straripano
di negozi e concept stores di tendenza. Da provare assolutamente le caldarroste
salate lisbonesi dagli ambulanti sparsi per la città: un’abbondante porzione
per soli 2 euro! Sazi e soddisfatti.. In barba ai caldarrostai che ti
dissanguano per 3 noci tostate nelle piazze d’italia.
Passeggiando tra
vie di pasticcerie con le vetrine piene zeppe di prodotti tipici, e facendo lo
slalom tra pusher che ti pedinano mostrandoti panette di fumo e cocaina
imbarazzanti in piena luce del giorno come se i controlli non esistessero (in
effetti, non ce ne sono) ci dirigiamo verso l’hard rock cafè di Lisbona, che
affaccia su Praça Dom Pedro IV. Affascinante l’arredamento della sala
principale con una cadillac di fine anni ’50 appesa al soffitto con l’abitacolo
rivolto ai tavoli sottostanti.
Scendendo verso
la Baixa non possiamo fare a meno di entrare nella Casa do Alentejo, un antico
palazzo morasco accessibile liberamente a tutti che rivela una particolare
mescolanza di stili: patio
arabeggiante, interamente piastrellato poiché dopo il grande terremoto di metà
‘700 quasi tutte le strutture restaurate son state rivestite interamente da
piastrelle in ceramica decorate a mano per prevenirne la distruzione da
incendi. Le piastrelle in cercamica dipinte a mano sono diventate un tipico
souvenir caratteristico della capitale portoghese! Anche qui però, fate ballare
l’occhio e diffidate dalle imitazioni spacciate per autentiche!
Si temporeggia
facendo due passi per poi prendere la metropolitana e tornare all’albergo per
la prima notte di riposo. Svegli da 20 ore, con un volo terribile con la TAP e
svariati chilometri di camminata alle spalle, i nostri eroi si avviano a nanna,
pronti per affrontare la giornata successiva!
Giorno 2 –
L’adattamento
Sveglia di buon
ora come due uccelli mattutini che prendono il verme ci dirigiamo in sala da
pranzo per una colazione indecente alle altrettanto indecenti ore 11 del
mattino. Pochissimi prodotti dolciari. Tantissimi derivati animali e prodotti
salati, cotti in padella e al forno: luce per i miei occhi. Divoro quanto più
riesco a ingurgitare tra uova fritte, fagioli in salsa agrodolce, bacon,
prosciutto, funghi trifolati e formaggio di origine ignota per poi avviarci
verso il Museo delle arti decorative in piazza portas do sol, in prossimità del
Miraduro adiacente in cui abbiamo approfittato per un caffè e una splendida
panoramica delle abitazioni sottostanti che affacciano sull’oceano
Scendendo verso
Avda Infante Dom Henrique entriamo a buttar l’occhio al museo do fado, per
meglio cogliere l’essenza del canto della saudade. Al suo interno, i
responsabili con un inglese maccheronico ci consegnano due telecomandi da tv a tubo
catodico di inizio anni ’90 con cui ascoltare spiegazioni in merito al tipico
strumento lisbonese e le più grandi voci che hanno composto con questa chitarra
a 12 corde. Un po’ scarno e privo di materiale per considerarsi un vero e
proprio museo, ma senz’altro da vedere per ascoltare melodie romantiche e
tipiche della musica popolare portoghese.
Merita una visita
il Se Patriarcal, cattedrale cristiana edificata sulle rovine di una moschea
nel 1147. Arcate romane che si intrecciano all’architettura barocca delle sale
del canto e le cappelle in stile gotico. Se avete la possibilità (in termini di
tempo) di visitare il castello de sao Jorge non pensateci due volte e fatelo
vostro. E’ lì vicino. Avevamo in
programma di visitarlo, ma per questioni di tempo non abbiamo avuto modo di
poterne apprezzare le sue squisitezze artistiche.
Tre quarti d’ora
per attendere un toast e un panino da mangiucchiare come spuntini e via diretti
verso una tappa obbligatoria: La torre di Belèm.
La sfortuna dell’essere arrivati in ritardo sull’ingresso al suo interno fino in cima alla torre è stata egregiamente rimpiazzata dalla fortuna di essercela potuta gustare al tramonto, per un momento suggestivo e decisamente romantico.
La sfortuna dell’essere arrivati in ritardo sull’ingresso al suo interno fino in cima alla torre è stata egregiamente rimpiazzata dalla fortuna di essercela potuta gustare al tramonto, per un momento suggestivo e decisamente romantico.
Sul serio.. il
tramonto sull’oceano, per due milanesi, non è roba di tutti i giorni!!!
Si passeggia
lungo la pedonale che affianca l’oceano per un’oretta di chiacchere e intimità,
per poi prendere un taxi da 395.000 km di vita con la speranza di arrivare sani
e salvi quanto meno a Se patriarcal. Scampati alla morte, ci gustiamo
dell’ottimo porto reserva al PortoWine di Rua Bacalhoeiros al civico 143. Sì,
andateci. È poco sotto a Se Patriarcal. Ambiente riservato ed accogliente,
cortesia nel servizio e il porto è semplicemente superlativo. Il ruby reserva
di 10 anni costa 9,90 euro al calice. Da consumare con delle olive portoghesi
marinate alle spezie (1,50 euro) e magari del pane con intingolo di olio
extravergine d’oliva (1,50 euro).
Il posto diventa
non solo l’aperitivo di una splendida giornata, ma anche la meta della sera di
capodanno prima di andare a stappare a.. ve lo racconterò a breve!
Poco più avanti
sempre sulla stessa via abbiamo trovato una tavernetta a conduzione familiare
veramente eccelsa: non solo ci hanno omaggiato di un antipasto di crudo
nostrano e formaggio di capra tipico accompagnato da un cestello di pane misto,
ma abbiamo mangiato dell’ottimo pesce alla brace! Il baccalà è qualcosa di
afrodisiaco. Mezzo litro di bianco sfuso, dolce e caffè.. per soli 37,50 Euro
in 2! Consigliatissimo. Il nome del locale purtroppo non lo ricordo avendo
perso lo scontrino, ma lo riconoscete per essere l’unico che affaccia su
un’area verde ed essere affiancato da un negozio di souvenir. Di fronte c’è la
stazione metropolitana di Terreiro do Paço.
Ci avviamo in
albergo pieni come dei barili per smaltire la splendida giornata con una bella
dormita.
Giorno 3 – l’alba
di un tramonto
È un modo per
definire quest’ulitmo giorno dell’anno che confina con l’inizio di un nuovo e (si
spera) prosperoso anno.
Dopo due giornate
come le precedenti scegliamo di prendercela con più calma e visitare angoli
della città senza frenesia ne particolari punti di riferimento. Scegliamo così
una metà non ancora presa: metropolitana – fermata Oriente – destinazione
Oceanario, il più grande d’europa con le sue 450 specie. Ingresso scontato del
15% con la LisboaCard. Da vedere assolutamente!
L’area di
Beirolas è evidentemente recente, presenta una struttura avveniristica e
interamente ciclo/pedonale che affaccia sull’oceano, è servita da un college,
parco Das Naçoes con la funicolare e centro commerciale Vasco de Gama. La
funicolare non siamo riusciti a sfruttarla causa pioggia e vento. Una visitina
al centro commerciale merita di esser fatta, ottimi prezzi specialmente per
tabagisti, vastissima scelta sulle catene di ristorazione e per concludere non
dimenticatevi una coppetta da Hageen Datz. Per dirlo io che non sono amante dei
dolci…
Si torna al Porto
Wine per un altro giro di nettare degli dei, immancabile presenza di italiani
per il pre festeggiamento della notte di san silvestro che si fanno riconscere
per dare inizio a trenini a raso delle costose bottiglie esposte su tutte e 4
le pareti della piccola taverna, buffonate che si concludono con l’immancabile
bottiglia rotta senza colpevole su cui accreditare il danno, tutto per
l’incommensurabile gioia del titolare che a tre quarti da mezzanotte raccoglie
a colpi di mocio una pozzanghera di reserva da 60 cucuzze.
Ci si avvia in
piazza del commercio per assistere allo spettacolo pirotecnico (semplicemente
meraviglioso) e stappare una bottiglia sotto le note di musica festosa e
desideri espressi, che siano di buon auspicio per l’anno a venire. Durante
l’evento gira molta polizia, motivo per cui la gente festeggia senza essere
molesta. Le rue di Baixa sono particolarmente festose e gradevoli da gustarsi
in ottima compagnia! Se dovete rincasare, prenotate il taxi almeno 1 giorno
prima. Nella notte di S.silvestro saranno l’unico mezzo di trasporto della
città e credetemi, le code d’attesa sono talmente lunghe che abbiamo dovuto
fare Baixa- Anjos a piedi!!!
Il giorno di
rientro è stato lungo e “sofferto”.. difficile abbandonare una città così
pittoresca e variegata, stracolma di posti da vedere e da vivere, è impossible
annoiarsi.
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